L'arrivo di un figlio per una donna è una delle tappe evolutive più critiche e delicata che si trova ad affrontare. Oltre alle problematiche di natura ormonale e ai cambiamenti fisici inevitabili, la maternità rappresenta un processo di sviluppo. Un famoso psicoanalista francese, Racamier utilizza il termine “maternalità” per defnire la complessità dei processi psichici della donna alle prese con la maternità.
La gravidanza rappresenta un processo di “separazione” e la madre compie un passaggio e evolutivo fondamentale che la porta da figlia a divenire lei stessa madre. La donna interiorizza nel corso della vita un modello interno dato dalla propria esperienza con il quale dovrà fare i conti e confrontarsi. Per la madre come per il bambino questa separazione corporea è una rottura e un trauma. Il bimbo in grembo è stato vissuto e portato in gestazione dalla madre come parte integrante della propria persona, il parto può facilmente rappresentare per la donna la perdita di una parte di sé con cui si era totalmente identificata e narcisisticamente riconfermata. Nella gestazione inoltre è stato amato il bambino immaginato e fantasticato non solo durante la gravidanza, ma fin dai giochi e dalle fantasie infantili della bambina. Questa rottura rende vulnerabile la donna c'è la gioa dell' incontro, ma anche l 'esperienza traumatica della separazione. Il senso materno della donna si sviluppa in maniera concreta nel corso di questi delicati eventi e il proprio stato psichico è profondamente condizionato dal vissuto emotivo che può essere altalenante, dalle relazioni con le persone vicine. Il maternity blues è una condizione che segue dopo qualche giorno dal parto caratterizzata da ansia, frequente pianto, stanchezza, ipersensibilità, instabilità dell’umore, tristezza, confusione, colpisce il 50-80% delle neomamme e tende a scomparire nel corso di poche settimane. La depressione post partum è un disturbo che ha connotazioni più nette e durature rispetto al maternity blues ed è caratterizzata da umore depresso, tristezza, frequenti crisi di pianto e lamentosità, apatia, anedonia, affaticabilità, letargia, perdita di interesse, sensazioni di vuoto, umore disforico con irritabilità, collera, ansia, attacchi di panico, agitazione, esaurimento fisico, nausea, cefalea, intorpidimento, palpitazioni, disturbi del sonno e/o dell’alimentazione, ripetuti sensi di colpa, generale sentimento di insicurezza e di inadeguatezza, soprattutto riguardo le proprie capacità di essere una “buona madre”, eccessivo ed ossessivo attaccamento al bambino oppure distacco e rifiuto della maternità, ideazione suicidaria e/o di pensieri ossessivi riguardo la paura di far male al bambino.
Molto spesso le donne nascondono il proprio malessere per il timore di non essere una buona madre e per la vergogna che nasce dal senso comune che vede una donna neo mamma sempre “felice”.
Un sostegno psicologico può essere estremamente di aiuto alla donna che attraversa questo delicato passaggio di vita, il poter esternare il proprio malessere che permette di lavorare su se stessi per potenziare le proprie risorse, il divenire madre ha bisogno di un tempo di elaborazione e il saper riconoscere la propria vulnerabilità è un atto di coraggio.